La rivista della DSC per
lo sviluppo e la cooperazione
DEZA
Testo: Samanta SiegfriedEdizione: 02/2022

La società finanziaria svizzera per lo sviluppo SIFEM sostiene finanziariamente le aziende dei Paesi in via di sviluppo affinché possano crescere. In futuro concentrerà la sua attenzione anche sui Paesi più fragili.

Anche i piccoli imprenditori, come questa negoziante, devono avere la possibilità di ottenere dei crediti.  © SIFEM/Amartha
Anche i piccoli imprenditori, come questa negoziante, devono avere la possibilità di ottenere dei crediti. © SIFEM/Amartha

Coperture solari in Sudafrica, formaggio fuso in Tunisia o una piantagione di ananas in Costa Rica. Da una quindicina d’anni, la SIFEM (Swiss Investment Fund for Emerging Markets) sostiene progetti in Paesi in via di sviluppo ed emergenti con l’obiettivo di mantenere o creare posti di lavoro e promuovere lo sviluppo sostenibile. In quanto istituzione finanziaria svizzera per lo sviluppo, la SIFEM si affianca alla tradizionale cooperazione allo sviluppo della Confederazione e rafforza il settore privato, sostenendo finanziariamente le piccole e medie imprese e le imprese in rapida crescita.

Prima partnership di garanzia in Nepal

I risultati finora raggiunti sono notevoli. Secondo la stessa SIFEM, dal 2005 insieme ai suoi partner ha creato e salvaguardato oltre 900'000 posti di lavoro in tutto il mondo. «Si tratta di impieghi creati o preservati direttamente o indirettamente da tutti gli investitori coinvolti», spiega Simon Denoth, responsabile degli affari pubblici presso la SIFEM. Stando all’esperto, la società crea mediamente circa 15'000 posti di lavoro all’anno.

Da una parte, la SIFEM sostiene le imprese mediante fondi di partecipazione (equity funds). Ad esempio, ha investito attraverso un fondo per l’energia pulita nell’azienda sudafricana SolarAfrica che opera nell’industria fotovoltaica. L’istituzione agisce inoltre come prestatore diretto, concedendo crediti a lungo termine ad istituti finanziari che, a loro volta, concedono prestiti alle imprese locali. I clienti possono così rimborsare il denaro in modo più flessibile. Attualmente la SIFEM ha concluso un accordo di partenariato con la NMB Bank Limited in Nepal. La società finanziaria elvetica la sostiene con un prestito di dodici milioni di dollari. Lo scopo è offrire alla popolazione rurale la possibilità di ottenere dei crediti per acquistare nuove macchine o assumere più personale.

Il partenariato con la banca nepalese è il primo ad essere sostenuto da un programma di garanzia della DSC. In concreto, se la banca non potesse rimborsare il prestito come previsto, la DSC si assumerebbe fino al 30 per cento dell’investimento della SIFEM.

Focus sui Paesi a basso reddito

Il programma di garanzia dovrebbe permettere di investire maggiormente nei Paesi meno sviluppati (PMS), fra cui appunto il Nepal. Entro il 2024, la SIFEM dovrà investire almeno il 12 per cento del suo portafoglio nei cosiddetti Paesi meno sviluppati: è questa la condizione posta dalla Confederazione alla società di finanziamento. La maggior parte degli Stati a basso reddito in contesti fragili si trova in Africa. Investire lì è considerato costoso e rischioso: pochi potenziali acquirenti, incertezza giuridica, scarsa trasparenza, strutture amministrative inefficienti e una maggiore suscettibilità alle crisi rendono molto difficile la pianificazione.

Grazie all’investimento in un fondo, in Sudafrica sono stati creati nuovi posti di lavoro presso l’azienda di telecomunicazioni Vumatel.  © SIFEM
Grazie all’investimento in un fondo, in Sudafrica sono stati creati nuovi posti di lavoro presso l’azienda di telecomunicazioni Vumatel. © SIFEM

E poi le possibilità di trovare partner sono rare. «In molti Paesi meno sviluppati, l’occupazione informale oscilla tra l’80 e il 95 per cento dei posti di lavoro», spiega Simon Denoth. «Il nostro compito è investire in maniera redditizia nell’economia formalizzata». Il programma di garanzia della DSC potrebbe promuovere la quota di investimenti nei PMS.

Nella ricerca di nuovi partner d’investimento, la SIFEM, società sottoposta alla sorveglianza della Segreteria di Stato dell’economia, si orienta agli obiettivi della cooperazione internazionale 2021-2024 della Confederazione e a quelli dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile. Di conseguenza, gli sforzi sono volti a «promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena occupazione e il lavoro dignitoso per tutti». L’istituzione finanziaria promuove inoltre la parità di genere, persegue gli obiettivi climatici internazionali e destina alla protezione del clima almeno il 25 per cento dei nuovi investimenti.

Strategia ambiziosa

Simon Denoth riconosce che difficilmente si possono raggiungere tutti gli obiettivi con un unico progetto. «Non tutti gli investimenti contribuiscono a un’efficace mitigazione del cambiamento climatico, promuovono la parità di genere e creano posti di lavoro», indica Denoth. Un’iniziativa che si concentra sulla produzione di energia rinnovabile crea meno impieghi diretti che un’azienda manifatturiera che necessita di molta manodopera.

Per Denoth, l’interrogativo centrale è il seguente: «È possibile raggiungere gli obiettivi principali e modernizzare l’azienda nei prossimi anni?». Il potenziale delle società finanziarie per lo sviluppo, come la SIFEM, risiede proprio qui: hanno la possibilità di plasmare in modo sostenibile il settore privato nei Paesi in via di sviluppo ed emergenti attraverso partenariati sul lungo periodo.

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