La rivista della DSC per
lo sviluppo e la cooperazione
DEZA
Testo: Zélie SchallerEdizione: 03/2018

Le tradizioni culturali dei tatari di Crimea, fra cui le danze popolari, sono una ricca eredità e un importante strumento per la costruzione dell’identità nazionale. Promuovere il patrimonio di questo popolo dimenticato contribuisce a ristabilire l’equilibrio nelle comunità nuovamente minacciate.

© Tasia Kudrik
© Tasia Kudrik

Originari delle grandi steppe dell’Asia centrale, i tatari erano uno dei principali gruppi etnici della Crimea prima del Seconda guerra mondiale. Oggi sono poco più del 10 per cento della popolazione che vive nella regione autonoma situata nel Sud-est dell’Ucraina. Nel 1944, tra 180 000 e 240 000 tatari sono stati deportati e dispersi in Asia centrale per ordine di Stalin, che li accusava di collaborare con il nemico nazista. Quasi la metà è morta nei due anni successivi.

Dall’indipendenza dell’Ucraina avvenuta nel 1991, circa 250 000 tatari di Crimea sono tornati a vivere nella patria storica, lottando per i loro diritti nazionali e culturali. Dopo l’annessione della Crimea alla Russia nel 2014, migliaia di loro sono di nuovo fuggiti in esilio a causa delle minacce e delle violazioni dei diritti umani nei loro confronti.

Questa situazione ha indotto i tatari della penisola di Crimea a proteggere ulteriormente la propria identità culturale. Si tratta di un’eredità ricca, che denota l’influsso di numerose altre culture; un dato certo non sorprendente vista la posizione geografica di questa popolazione musulmana, al crocevia tra civiltà di Oriente e Occidente. Nel contempo però i tatari hanno sviluppato caratteristiche peculiari.

© Anton Marsovich
© Anton Marsovich

Delicati e aggraziati

Per promuovere questo patrimonio e la pace tra le comunità, la DSC sostiene molteplici attività, in particolare spettacoli di danza popolare in vari festival. «Queste danze sono abili intrecci di tradizione orientale e occidentale e sono contraddistinte da passi precisi e vigorosi. Vengono praticate al ritmo di una musica vibrante, soprattutto durante le cerimonie di nozze. I movimenti delle mani sono delicati e aggraziati», spiega Ludmyla Nestrylay, responsabile della comunicazione dell’Ufficio della cooperazione svizzera in Ucraina. Un esempio è l’«Agir Ava ve Khaitarma», ovvero il ritorno delle persone nella terra natale dopo la deportazione. In generale, questi balli sono diventati «uno strumento molto importante per la costruzione dell’identità nazionale», afferma Esma Adjieva, direttrice di Alem, ONG che attua il progetto.

© Sergey Korabelnikov
© Sergey Korabelnikov

Per dare visibilità ai tatari di Crimea sia in Ucraina sia all’estero, la Svizzera sostiene anche i lavori di ricerca legati alle tradizioni di questa gente, per poi farli conoscere agli esperti e al grande pubblico. Presso l’Accademia minore delle scienze dell’Ucraina è stata istituita una sezione «Storia, cultura e arte dei tatari di Crimea». «È incredibile come questo progetto unisca le persone che vivono nella penisola di Crimea e in Ucraina continentale», si rallegra Lenura Khalilova, professore presso questa istituzione nazionale.

Una delle prossime tappe sarà quella di iscrivere l’ornamento dei tatari di Crimea, chiamato «ornek», nella lista del patrimonio culturale immateriale mondiale dell’UNESCO. Il dossier verrà presentato l’anno prossimo, precisa la ministra della cultura ucraina Yevhen Nyshchuk. «A casa abbiamo ancora dei ricami che mia nonna ha prodotto in gioventù, prima di essere deportata», racconta Niyara Abdurakhmanova, studentessa di anglistica e germanistica presso l’Università nazionale dei trasporti di Kiev. Nel suo tempo libero segue dei corsi di ricamo tradizionale: «Mi piacerebbe che un numero maggiore di giovani apprendesse quest’arte raffinata e incantevole. È così importante trasmettere queste conoscenze alle generazioni future».

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