La rivista della DSC per
lo sviluppo e la cooperazione
DEZA
Edizione: 01/2022

Notizie dal mondo

Il potenziale inespresso del cinema africano

© Benedicte Kurzen/Noor/laif
© Benedicte Kurzen/Noor/laif

(sam) L'industria cinematografica dei Paesi africani potrebbe dare lavoro a venti milioni di persone. È la conclusione alla quale giunge un rapporto dell'UNESCO, l'agenzia delle Nazioni Unite per la cultura. L'industria del film nigeriana «Nollywood» è, ad esempio, in piena espansione ed è la seconda al mondo in termini di produzione. Anche il Senegal offre crescenti opportunità per produzioni cinematografiche locali, sempre più richieste da Netflix e Disneyplus. Secondo il rapporto, in Africa la maggior parte delle industrie creative non dispone però delle risorse necessarie per soddisfare le attese, anche perché in passato le autorità politiche non hanno investito in questo settore. Inoltre, gran parte del denaro generato dalla cinematografia africana non viene reinvestito nell'economia locale. Due terzi dei Paesi africani ammettono che oltre la metà delle entrate si perde nell'illegalità, ad esempio nella pirateria. Il rapporto indica che sarebbe importante promulgare leggi molto più severe.

UNESCO (chiave di ricerca: African Film Industry)

Il disinteresse dei media per il Sud del mondo

(sam) Bambini affamati, guerre e flussi migratori: sovente i media occidentali dipingono un quadro negativo e stereotipato del Sud del mondo. Ora questa tesi è scientificamente provata. «Vergessene Welten und blinde Flecken. Studie über die mediale Vernachlässigung des Globalen Südens» (Mondi dimenticati e zone d'ombra. Studio sul disinteresse dei media nei confronti del Sud globale, ndt) è il titolo di uno studio realizzato da Ladislaus Ludescher. Il ricercatore dell'Università di Heidelberg ha analizzato circa 5100 puntate del telegiornale tedesco «Tagesschau», andate in onda nel 1996 e tra il 2007 e il 2019. Lo scienziato è giunto alla conclusione che la copertura mediatica trascura chiaramente i Paesi del Sud del mondo. Come mostra un'analisi dell'anno 2020, questo disinteresse è aumentato durante la pandemia. L'autore dello studio indica che una delle ragioni è il numero insufficiente di corrispondenti esteri e mette in guardia da una «cecità mediatica» nei confronti di taluni argomenti o Paesi, che, in ultima analisi, ha un influsso sulle decisioni politiche.

Studio «Vergessene Welten und blinde Flecken. Die mediale Vernachlässigung des Globalen Südens»

Moda indiana sostenibile

(sch) Nishanth Chopra, fondatore dell'azienda «Oshadi», è cresciuto a Erode, un importante centro tessile dell'India meridionale. Circondato dalle grandi imprese tessili della regione, il ventiseienne ha iniziato presto a mettere in discussione il modo in cui venivano trattati i lavoratori e le lavoratrici e a lottare contro l'inquinamento ambientale. La produzione di cotone utilizza enormi quantità d'acqua e di pesticidi e le monocolture impoveriscono il suolo. Nel 2016, Nishanth Chopra ha quindi lanciato un proprio marchio di vestiti da donna. Ha motivato gli agricoltori a passare al biologico, ad adottare la rotazione delle colture e a usare pesticidi naturali a base di peperoncino, aglio e zenzero, favorendo così la biodiversità. La sua azienda usa solo coloranti naturali e punta sull'artigianato, mantenendo in vita le vecchie tradizioni tessili. In questo modo, le collaboratrici possono lavorare a domicilio e ciò ha permesso loro di generare un reddito anche durante la pandemia, quando le fabbriche erano chiuse. Anche altri marchi di moda indiani come «Tula» seguono l'esempio di Chopra.

«Not just a label»

© Jean-Baptiste Rabouan/laif
© Jean-Baptiste Rabouan/laif

Salute e clima

(sch) In una lettera aperta, oltre 450 organizzazioni internazionali di 102 Paesi, rappresentanti di 45 milioni di operatori sanitari, hanno chiesto ai capi di Stato di moltiplicare gli sforzi volti a contrastare la crisi climatica. Nel testo si ricorda che il personale infermieristico è già confrontato quotidianamente con gli effetti del cambiamento climatico: l'utilizzo di combustibili fossili e l'inquinamento atmosferico uccidono prematuramente più di sette milioni di persone ogni anno. Inoltre, gli autori indicano un forte aumento delle malattie trasmesse da vettori, come le zanzare e le zecche o causate dalla contaminazione di acqua e cibo. Le ondate di calore, insieme all'inquinamento dell'aria, mettono sempre più in difficoltà gli abitanti delle città in forte espansione. I Paesi in via di sviluppo sono i più colpiti e allo stesso tempo quelli con meno risorse per adattarsi alle conseguenze sanitarie causate dalla crisi climatica.

«Healty Climate Prescription»

Con gli occhi di Enrico Bertuccioli (Italia)

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Il design come strategia di sopravvivenza

(sch) Per tre anni, una squadra del «MIT Future Heritage Lab» di Cambridge, negli Stati Uniti, ha lavorato insieme ai rifugiati siriani del campo profughi «Azraq», in Giordania. Gli artisti e designer del MIT volevano capire come l'arte e il design potessero ridare un po' di dignità e umanità ai rifugiati confrontati con condizioni di vita difficilissime. Il libro «Design to Live» documenta i risultati di questa collaborazione: giardini verticali creati da donne siriane, altalene per bambini fabbricate con banchi di scuola riciclati, pedine degli scacchi intagliate in vecchi manici di scopa. Alcuni rifugiati hanno addirittura eretto davanti ai loro alloggi temporanei delle colonne che ricordano l'architettura storica della Siria. La pubblicazione intende anche evidenziare la discrepanza tra il design standardizzato dei beni di prima necessità e le esigenze socioculturali dei rifugiati. Alcuni prodotti del progetto sono stati esposti alla Biennale di Architettura di Venezia del 2021.

«Design to Live»

Un'incubatrice adatta all'Africa

(zs) Ogni anno, oltre un milione di neonati muore di ipotermia in Africa. La causa è a volte l'attrezzatura inadeguata o difettosa e le interruzioni di corrente. Se un'incubatrice rimane senza elettricità per alcuni minuti o delle ore, ciò può avere conseguenze gravissime per il neonato o provocarne addirittura la morte. Per questo motivo, l'incubatrice «RobustNest», sviluppata dall'EssentielTech Center del Politecnico federale di Losanna (EPFL), suscita grandi speranze in Africa. Una batteria termica garantisce quattro ore di autonomia senza apporto di elettricità. Questa specie di borsa dell'acqua calda è fatta di paraffina, un «materiale che per passare dallo stato liquido a quello solido richiede molta energia; la immagazzina e poi la rilascia lentamente in modo controllato sotto forma di calore», spiega l'EPFL. RobustNest beneficia anche di un design compatto, leggero e solido. Il progetto è il risultato di un partenariato tra l'Ospedale universitario di Losanna (CHUV), gli Ospedali universitari di Ginevra (HUG), il Center for Public Health and Development di Nairobi (Kenya) e la Scuola cantonale d'arte di Losanna (ECAL). L'incubatrice verrà prodotta in Kenya e distribuita in tutta l'Africa.

Politecnico federale di Losanna (EPFL) (chiave di ricerca: RobustNest)

© EPFL
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