La rivista della DSC per
lo sviluppo e la cooperazione
DEZA
Testo: di Zélie SchallerEdizione: 01/2022

Le popolazioni povere sono confrontate più di altre con le conseguenze del cambiamento climatico. Per loro è molto difficile adattarsi visti i redditi esigui e la posizione geografica dei Paesi in cui vivono. Per non annullare i progressi finora conseguiti sul fronte dello sviluppo, è imperativo promuovere la protezione del clima e nello stesso tempo la riduzione della povertà.

Una coltivatrice di ortaggi di Kamalpur-Surunga in Nepal impiega pompe solari per irrigare i suoi campi.  © Nabin Baral/IWMI
Una coltivatrice di ortaggi di Kamalpur-Surunga in Nepal impiega pompe solari per irrigare i suoi campi. © Nabin Baral/IWMI

«Apartheid climatico» è un’espressione che non lascia indifferenti. È stata coniata nel 2019 da Philip Alston. «È a dir poco sconcertante», ha affermato il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla povertà estrema e i diritti umani, «pur essendo responsabili soltanto di una piccola parte delle emissioni globali, sono i poveri a pagare il prezzo più alto del cambiamento climatico contro cui non riescono a lottare e da cui non possono proteggersi visto che non dispongono dei mezzi necessari». L’esperto ha lanciato un monito: «Rischiamo di assistere a uno scenario di ‘apartheid climatico’, dove i ricchi pagano per sfuggire alle ondate di canicola, alla fame e ai conflitti, mentre il resto del mondo è abbandonato alle proprie sofferenze e al proprio tragico destino».

Il riscaldamento globale è una delle sfide più difficili per l'umanità. Riguarda tutti, eppure colpisce in modo diverso le popolazioni del pianeta. Nei Paesi del Sud, il fenomeno aggrava i conflitti, la fame e la precarietà. Quando sono colpite da una calamità, le comunità svantaggiate si vedono spesso private di tutto e devono lottare per la loro sopravvivenza. Infatti, l'innalzamento delle temperature, la carenza di precipitazioni e le inondazioni riducono i raccolti.

Alla luce degli oltre due miliardi di persone che soffrono di insicurezza alimentare, gli eventi meteorologici estremi potrebbero aggravare ulteriormente la situazione, poiché spingono le persone ad adottare metodi agricoli alternativi o ad abbandonare le loro terre. La Banca mondiale prevede che entro il 2050 ci saranno 216 milioni di sfollati interni al mondo.

Disparità intergenerazionali e di genere

I cambiamenti climatici stanno spingendo intere popolazioni nell'indigenza. Circa 700 milioni di persone vivono attualmente nella povertà estrema. Senza misure adeguate, entro il 2030 potrebbero aggiungersene altri 132 milioni, avverte la Banca mondiale, ricordando che «a soffrire di più saranno le due regioni più povere del pianeta: l'Africa subsahariana e l'Asia meridionale».

Un contadino del distretto di Botad nello Stato del Gujarat in India mentre pulisce i pannelli solari: il progetto SOLAR della DSC, attuato in Bangladesh, India, Nepal e Pakistan, combina le misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici con la lotta alla povertà. © Yashodha Yashodha/IWMI
Un contadino del distretto di Botad nello Stato del Gujarat in India mentre pulisce i pannelli solari: il progetto SOLAR della DSC, attuato in Bangladesh, India, Nepal e Pakistan, combina le misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici con la lotta alla povertà. © Yashodha Yashodha/IWMI

La crisi climatica sta anche aggravando le disparità intergenerazionali e di genere. Infatti, il prezzo più alto in termini di malattia, denutrizione e altri disturbi legati alle temperature elevate è pagato dai bambini e dagli anziani. Le donne si ritrovano invece gravate di ulteriori responsabilità familiari. Ad esempio, quando i pozzi si prosciugano, sono costrette a percorrere distanze più lunghe per procurarsi l'acqua.

Equità e sostenibilità

Per non aumentare gli squilibri, è fondamentale proteggere le condizioni di vita e i mezzi di sussistenza delle popolazioni vulnerabili. «Non accetteremo un mondo in cui solo alcuni possono adattarsi e altri no», dice la Commissione globale sull'adattamento. La transizione verso la neutralità carbonica è un imperativo e questo processo non deve lasciare indietro nessuno. L'Agenda 2030 delle Nazioni Unite poggia proprio su questo fondamento. La trasformazione deve essere giusta ed equa e deve promuovere lo sviluppo sostenibile ed eliminare la povertà.

Per molto tempo, la cooperazione allo sviluppo sia della Confederazione che internazionale ha considerato il cambiamento climatico come una questione distinta, riguardante ambiti isolati come l'energia o le infrastrutture. Ma l'esperienza mostra che questa crisi interessa tutti i settori (agricoltura, salute, finanza ecc.) e molti Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite. Ad esempio, l'eliminazione della povertà (OSS n. 1) e la protezione del clima vanno affrontate insieme se non si vuole che il riscaldamento globale annulli i progressi finora compiuti.

E qual è la sfida per la cooperazione internazionale? «Far sì che le misure adottate per limitare le emissioni di gas a effetto serra migliorino anche le condizioni di vita delle persone più svantaggiate e contribuiscano a ridurre la povertà», risponde Janine Kuriger, responsabile del Programma globale Cambiamento climatico e ambiente della DSC. «A queste popolazioni dobbiamo garantire l'accesso all'elettricità da fonti di energia rinnovabile e ad alloggi di qualità, più resistenti alle intemperie e con un comfort termico migliore», spiega l'esperta, sottolineando che le campagne di sensibilizzazione e informazione, così come lo sviluppo di capacità, sono essenziali per promuovere la giustizia sociale.

«Possiamo porre fine alla povertà estrema nonostante i cambiamenti climatici. Ma per riuscirci, è necessario integrare gli aspetti climatici nelle azioni a favore dello sviluppo», evidenzia John Roome, esperto in materia di cambiamento climatico del Gruppo della Banca mondiale. «Dobbiamo agire rapidamente, perché con l'intensificarsi degli effetti del cambiamento climatico, eradicare la povertà diventerà sempre più difficile e costoso».

Approccio multisettoriale

La DSC include ormai sistematicamente i rischi climatici nelle sue attività. L'approccio è multisettoriale e sistemico. Ad esempio, il progetto SOLAR, attuato in Bangladesh, India, Nepal e Pakistan, combina le misure di mitigazione e adattamento al clima con la riduzione della povertà. A fronte di ondate di siccità sempre più frequenti, la cooperazione svizzera sta realizzando sistemi d'irrigazione a energia solare volti a migliorare la produzione e il reddito delle famiglie contadine e a ridurre allo stesso tempo le loro emissioni di CO2. Va ricordato che l'Asia meridionale è il maggiore consumatore mondiale di acqua freatica. Oltre a impoverire le riserve idriche sotterranee, il motore diesel delle pompe emette enormi quantità di anidride carbonica e polveri fini.

Il progetto sostiene l'elaborazione di politiche attente alle questioni di genere e all'equità sociale. La DSC aiuta i governi a rendere i loro programmi nazionali più inclusivi grazie ad indagini volte a conoscere meglio il profilo dei beneficiari. Janine Kuriger spiega che gli esperti della Confederazione formulano delle raccomandazioni all'indirizzo delle autorità locali per «migliorare la portata e l'impatto delle attività sulle comunità emarginate e sulle donne contadine».

A beneficiare del progetto sono all'incirca 29'000 famiglie rurali. Tra queste c'è anche la famiglia di Renuka Biswas, una contadina che vive a Bagda, nel Bengala occidentale, uno Stato nel Nord-est dell'India. La donna coltiva riso e ortaggi ed è molto felice delle pompe ad energia solare: «Non dobbiamo più comperare diesel. La resa delle colture è aumentata perché ora possiamo irrigare i campi ogni volta che è necessario».

Il progetto dà anche la possibilità di vendere l'elettricità in eccesso. In Bangladesh, la società nazionale IDCOL (Infrastructure Development Company Limited) attua progetti di irrigazione ad energia solare dal 2010. L'obiettivo dell'azienda è di migliorare il livello di vita della gente attraverso investimenti sostenibili. «Grazie al sostegno della DSC, la società potrà integrare le pompe solari nella rete nazionale ed esportare l'energia in eccesso, così da generare un reddito supplementare per queste famiglie», si rallegra Farzana Rahman, vicepresidente esecutiva di IDCOL.

Prevenzione delle catastrofi

Per evitare che il cambiamento climatico faccia scivolare sempre più persone nella povertà, la DSC sostiene l'iniziativa «Climate Risks and Early Warning Systems» (CREWS). Il programma promuove nei Paesi meno avanzati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo la creazione di sistemi di preallarme elaborati insieme alle comunità più vulnerabili. Queste ultime devono infatti pagare un enorme tributo umano ed economico a causa delle catastrofi meteorologiche e climatiche.

La Commissione globale sull'adattamento è convinta dell'efficacia dei sistemi di preallarme perché «permettono di salvare vite e beni materiali per un valore almeno dieci volte superiore al loro costo». Secondo un rapporto, avvertire la popolazione 24 ore prima dell'arrivo di una tempesta o di un'ondata di calore può ridurre i danni del 30 per cento. Un investimento di 800 milioni di dollari in simili dispositivi consentirebbe di evitare perdite tra i 3 e i 16 miliardi di dollari all'anno nei Paesi in via di sviluppo.

Inondazioni funeste

Il Niger sta subendo più di altri Stati gli effetti del riscaldamento globale. A periodi di siccità seguono piogge torrenziali che il terreno arido non è in grado di assorbire. Nel 2019 e nel 2020, le forti inondazioni hanno causato decine di morti, migliaia di sfollati e notevoli danni. «Erano circa le tre del mattino, quando un vicino ci ha svegliati dicendoci di alzarci e fuggire. Le persone venivano trascinate via dai flutti. Le autorità sono riuscite a contenere gli allagamenti, ma ci siamo dovuti trasferire temporaneamente nella vicina scuola», ricorda Issaka Amadou, che vive nel quartiere di Kirkissoye della capitale Niamey, uno fra i più colpiti nel 2020.

Il Niger è particolarmente colpito dalle conseguenze della crisi climatica. A periodi di siccità seguono spesso piogge torrenziali che il terreno arido non è in grado di assorbire.© OMM
Il Niger è particolarmente colpito dalle conseguenze della crisi climatica. A periodi di siccità seguono spesso piogge torrenziali che il terreno arido non è in grado di assorbire.© OMM

Nelle campagne, le inondazioni hanno causato gravi perdite nei raccolti, acuendo l’insicurezza alimentare in Niger. Per proteggere le popolazioni e l’agricoltura, l’iniziativa CREWS intende rafforzare i sistemi di preallarme e i dispositivi contro le alluvioni in questo Paese dell’Africa occidentale. I tecnici dei servizi meteorologici e idrologici stanno migliorando la raccolta e l’interpretazione dei dati con l’obiettivo di emettere bollettini e avvisi quotidiani più precisi e consentire così ai residenti di prepararsi in caso di calamità. Inoltre sono stati formati oltre 950 leader comunitari. Sono stati poi creati gruppi WhatsApp per condividere le informazioni con milioni di persone e alla televisione vengono trasmessi spot in quattro lingue.

Le isole caraibiche – nell'immagine siamo ad Haiti – sono regolarmente colpite da violenti uragani che si lasciano alle spalle una scia di devastazione e morte. I sistemi di preallarme sono fondamentali. © OMM
Le isole caraibiche – nell'immagine siamo ad Haiti – sono regolarmente colpite da violenti uragani che si lasciano alle spalle una scia di devastazione e morte. I sistemi di preallarme sono fondamentali. © OMM

Anche le isole dei Caraibi sono regolarmente colpite da violenti uragani che si lasciano alle spalle una scia di devastazione e morte. Dopo simili eventi, la situazione economica delle donne e delle ragazze si aggrava poiché guadagnano meno degli uomini e sono le più colpite dalla disoccupazione.

Per lottare efficacemente contro la povertà, i sistemi di preallarme devono tenere conto anche di questi aspetti. Per questo motivo sono state organizzate delle consultazioni con i servizi idrometeorologici nazionali, i ministeri direttamente interessati, gli uffici per la parità e svariate organizzazioni femminili. Grazie a questi incontri è stato possibile promuovere ed elaborare leggi e agende politiche maggiormente sensibili alle questioni di genere. Inoltre, le donne hanno la possibilità di seguire dei corsi di formazione su questioni tecniche. Questo migliora la resilienza delle comunità visto che anche le donne vengono coinvolte nell'elaborazione e nell'interpretazione delle informazioni. Ciò rafforza la loro leadership e promuove la giustizia sociale e l'uguaglianza.

Energia verde al servizio della salute

L'accesso all'energia pulita può contribuire a mitigare gli effetti del cambiamento climatico, ridurre la povertà e promuovere lo sviluppo economico. Tuttavia, «la pandemia di COVID-19 ha evidenziato le profonde disparità in termini di accesso a un'energia moderna, economica e sostenibile», evidenzia il direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale dell'energia, Fatih Birol. Nell'Africa subsahariana, oltre il 70 per cento dei centri sanitari non ha un approvvigionamento energetico sicuro e ciò causa il deperimento di molti medicinali e vaccini che dovrebbero essere conservati a temperature molto basse. Inoltre, i respiratori artificiali e i termometri digitali non funzionano. Per rimediare a questa situazione e salvare delle vite, la DSC contribuisce a un'iniziativa della Banca mondiale che promuove l'elettrificazione dei centri sanitari. Attraverso un fondo di emergenza, il progetto sostiene anche alcune società che forniscono a oltre 400 milioni di persone sistemi di approvvigionamento energetico non collegati alla rete di distribuzione.

Energy Sector Management Assistance Program (ESMAP)

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