La rivista della DSC per
lo sviluppo e la cooperazione
DEZA
Testo: di Luca BetiEdizione: 03/2021

Nei Paesi a basso e medio reddito ci vogliono fino a sette anni per omologare un nuovo farmaco. Swissmedic e la DSC collaborano con l'OMS e partner africani per accelerare l'accesso a farmaci di qualità e consolidare le procedure di autorizzazione in Africa. L'iniziativa suscita interesse anche tra le ditte farmaceutiche.

Nel giugno 2019, le rappresentanti e i rappresentanti dell'autorità di omologazione di Etiopia, Repubblica democratica del Congo, Eritrea, Kenya, Malesia, Sudan del Sud, Tanzania e Turchia hanno partecipato a un corso di formazione di Swissmedic a Berna. © Swissmedic
Nel giugno 2019, le rappresentanti e i rappresentanti dell'autorità di omologazione di Etiopia, Repubblica democratica del Congo, Eritrea, Kenya, Malesia, Sudan del Sud, Tanzania e Turchia hanno partecipato a un corso di formazione di Swissmedic a Berna. © Swissmedic

Si stima che oltre due miliardi di persone non abbiano accesso ai farmaci essenziali, ossia ai medicinali che secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sono indispensabili per curare le principali malattie. È un problema che interessa la popolazione dell'intero pianeta, soprattutto però quella in Africa e Asia. Stando all'ONG Oxfam, ogni anno più di tre milioni di bambine e bambini d'età inferiore ai 15 anni muoiono perché non hanno la possibilità di curarsi con farmaci di base e vaccini.

Le cause di questa situazione sono molteplici. «Prima di tutto mancano trattamenti innovativi, efficaci e sicuri per molte malattie legate alla povertà. E quando sono disponibili, la distribuzione dei farmaci nelle aree remote è difficile e c'è una carenza cronica di personale e di strutture sanitarie per la loro corretta somministrazione. Infine, c'è il problema dell'omologazione dei prodotti, un aspetto spesso dimenticato», evidenzia Alexander Schulze, responsabile della Divisione Programma globale salute della DSC.

In alcuni Stati a basso e medio reddito le procedure di valutazione e approvazione di un medicinale possono durare fino a sette anni. Con l'iniziativa «Accelerate registration of medical products» e nell'ambito di una collaborazione unica al mondo tra l'Istituto svizzero per gli agenti terapeutici Swissmedic e la DSC, dal 2015 la Svizzera sostiene gli sforzi internazionali per migliorare e accelerare l'accesso a prodotti medici di qualità, soprattutto nell'Africa subsahariana.

Omologazione in 90 giorni

Le autorità di controllo e omologazione di molti Stati africani non dispongono di competenze e risorse umane e finanziarie sufficienti per testare e approvare in tempi brevi l'efficacia, la sicurezza e la qualità di un farmaco. «Per abbreviare e rendere più trasparente il processo, Swissmedic condivide la propria procedura di omologazione e di consulenza scientifica con i Paesi a basso e medio reddito. L'obiettivo è di sviluppare competenze», spiega Lodovico Paganini, collaboratore scientifico di Swissmedic. A tale scopo, la Svizzera collabora con l'OMS per rafforzare le autorità africane di regolamentazione dei farmaci.

Dopo una lunga fase preparatoria, nel maggio del 2020 si è giunti al primo risultato tangibile dell'iniziativa volta a promuovere l'omologazione di prodotti sanitari globali denominata Marketing Authorisation for Global Health Products (MAGHP). È stato approvato il farmaco Carbetocin Ferring. Si tratta di una soluzione iniettabile per la prevenzione delle emorragie uterine dopo il parto che ogni anno causano la morte di 70mila donne.

Alla procedura hanno partecipato gli esperti delle autorità nazionali di regolamentazione di Uganda, Kenya, Tanzania, Sudan del Sud, Nigeria, Repubblica democratica del Congo ed Etiopia. «Visto che prendono attivamente parte all'intero processo di valutazione, gli esperti africani acquisiscono sapere, rafforzano la fiducia nell'iter procedurale e hanno la possibilità di dare dei suggerimenti su questioni specifiche del proprio Paese», spiega Paganini. «Inoltre conoscono la documentazione sul prodotto di Swissmedic e ciò dovrebbe accelerare i tempi di approvazione del farmaco da parte delle autorità nazionali di regolamentazione». Dalla richiesta di omologazione da parte del produttore all'autorizzazione non dovrebbero trascorrere più di 90 giorni. Un obiettivo già raggiunto da Ghana e Tanzania che hanno omologato il Carbetocin Ferring entro i tre mesi previsti.

Sfruttare sinergie e condividere conoscenze

Nel febbraio scorso, DSC, Swissmedic, OMS e i rappresentanti delle autorità nazionali di regolamentazione di Ghana e Tanzania hanno presentato a circa 120 partecipanti di una conferenza online le loro esperienze, evidenziando i punti di forza e le sfide future della procedura MAGHP. «L'evento ha suscitato un grande interesse nei confronti dell'iniziativa anche da parte delle ditte farmaceutiche», indica Paganini. «Solo se queste ultime inoltrano una richiesta di omologazione di un farmaco, le autorità nazionali hanno la possibilità di approvarne velocemente l'impiego».

Per abbreviare e garantire la qualità delle pratiche di autorizzazione a livello continentale e regionale, il programma punta anche sulla collaborazione tra regioni e Paesi in Africa. «Non utilizzare le conoscenze e i risultati di altre autorità di regolamentazione significa sprecare tempo e risorse», ricorda Schulze. Altri obiettivi dell'iniziativa sono l'armonizzazione delle procedure nazionali di registrazione dei farmaci all'interno delle comunità economiche regionali e la creazione di una piattaforma per la condivisione di sapere e documentazione nell'intero continente. Ad esempio, sono state sviluppate linee guida comuni e strumenti per assicurare la qualità, la sicurezza e l'efficacia dei medicinali.

Il terzo e ultimo elemento dell'iniziativa consiste in un'offerta formativa per rafforzare e sviluppare le competenze. In collaborazione con l'OMS, Swissmedic organizza due volte all'anno corsi di quattro giorni durante i quali i partecipanti acquisiscono nuove conoscenze, per esempio in materia di autorizzazione di un farmaco, sorveglianza del mercato e gestione della qualità. «Inoltre, conclude Paganini, diamo la possibilità ad esperti stranieri di accompagnare il team di ispettori di Swissmedic durante un controllo dei luoghi di produzione dei farmaci».

Swissmedic e cooperazione allo sviluppo

Nel 2013, il Consiglio federale ha conferito a Swissmedic un mandato per condurre progetti nell'ambito della cooperazione allo sviluppo in collaborazione con la DSC. Nel gennaio 2014 è stato firmato un memorandum d'intesa tra la Fondazione Bill & Melinda Gates (BMGF), il Dipartimento federale dell'interno e il Dipartimento federale degli affari esteri. Grazie a questa intesa, Swissmedic ha potuto sviluppare il progetto volto a migliorare l'accesso all'assistenza sanitaria e ai farmaci nei Paesi dell'Africa subsahariana. Nel 2019 è stata firmata una nuova convenzione di finanziamento con la BMGF che prevede un sostegno di 900'000 dollari per il periodo da febbraio 2020 a marzo 2023.

Non dimentichiamo le malattie infettive neglette

Il consigliere federale Ignazio Cassis in visita a un lebbrosario durante un viaggio in qualità di membro del Consiglio di fondazione di Fairmed nel 2017. © Fairmed
Il consigliere federale Ignazio Cassis in visita a un lebbrosario durante un viaggio in qualità di membro del Consiglio di fondazione di Fairmed nel 2017. © Fairmed

La pandemia di COVID-19 ha ridato centralità alle malattie infettive, divenute con il passare del tempo una causa di morte sempre meno frequente. Un ruolo di gran lunga più importante lo svolgono le malattie croniche non trasmissibili. Oltre alle tre grandi malattie globali, ossia l’AIDS, la malaria e la tubercolosi, finiscono così nel dimenticatoio anche le cosiddette malattie tropicali neglette. In Svizzera queste malattie non sono più un problema sia perché viviamo in condizioni igieniche migliori e sia perché abbiamo libero accesso all’assistenza sanitaria e quindi disponiamo di medicinali e vaccini efficaci.

Tuttavia, nelle regioni povere molte persone non hanno un accesso adeguato all’assistenza sanitaria di base. I medicinali, i vaccini e la diagnostica sono carenti o troppo costosi. Con conseguenze fatali: malattie come la lebbra, l’infezione da anchilostoma o l’ulcera di Buruli compromettono la vita di un miliardo di persone, soprattutto quella dei giovani, indebolendo le popolazioni impoverite, mettendo a rischio gli obiettivi sanitari dell’Agenda 2030 e danneggiando l’economia mondiale.

Pertanto, governi, organizzazioni internazionali e case farmaceutiche hanno deciso di investire nella prevenzione e nel monitoraggio di queste malattie. L’attuazione dei progetti in loco avviene spesso ad opera di ONG regionali e internazionali. Ho avuto l’opportunità di osservarne la realizzazione concreta in occasione di un viaggio all’estero in qualità di membro del Consiglio di fondazione di Fairmed. In Camerun, nel 2017 ho curato per la prima volta pazienti affetti da lebbra. Sono così diventato consapevole dell’importanza del lavoro di Fairmed in termini di sensibilizzazione e assistenza a lungo termine delle persone interessate e nello stesso tempo ho conosciuto il programma della fondazione Novartis, che mette a disposizione medicinali gratuitamente.

È altrettanto importante che queste malattie infettive, che colpiscono soprattutto i più poveri del mondo, non spariscano dall’agenda sanitaria. L’investimento miliardario nella lotta contro il COVID-19 non deve farci dimenticare che, all’ombra di questa crisi sanitaria al centro dell’attenzione mediatica, ci sono milioni di persone che continuano a soffrire di malattie infettive neglette. Dal momento che nel mondo le risorse non solo illimitate, è anche compito della politica e della società trovare il giusto equilibrio, a livello regionale, nazionale e multilaterale.

Traslochiamo. Da aprile 2024 troverete tutte le storie sull'Aiuto umanitario e la Cooperazione internazionale della Svizzera su dsc.admin.ch/storie.

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